​Dott.ssa Eleonora Fiandri​
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Indirizzo
Via Montanara, 38, 41053 Maranello MO, Italia
Orari Lavorativi
Lun - Ven: 8:00 - 20:00, Sab: 8:00 - 13:00

L’attacco di panico

Breve episodio (da pochi minuti a massimo mezz’ora) di ansia intollerabile, di intensa paura o terrore, che insorge improvvisamente. Esso si presenta con la sensazione di pericolo imminente e spinta alla fuga, e si manifesta con sintomi somatici e cognitivi.

Il quadro sintomatologico, generalmente raggiunge la massima intensità in circa dieci minuti, si presenta come fuori dal controllo di chi lo vive e comporta una grossa attivazione neurovegetativa, che coinvolge principalmente l’apparato cardiorespiratorio (producendo sensazioni per esempio di soffocamento, vampate di calore, costrizione toracica o palpitazioni), l’apparato urinario (es. impellente bisogno di urinare), quello gastrointestinale (es. diarrea, nausea) e sintomi neurologici (es. tremori) e cognitivi (es. paura di morire, paura di impazzire). Generalmente è seguito da una condizione di spossatezza, sensazione di testa vuota e possibili vertigini.

Come si presenta:

L’Attacco di Panico si manifesta con una intensa paura in assenza di un vero pericolo e accompagnata da almeno 4 dei seguenti sintomi che raggiunge l’apice i circa dieci minuti:

  • palpitazioni, tachicardia
  • sudorazione
  • tremori
  • sensazione di soffocamento o dispnea
  • sensazione di asfissia
  • dolore o fastidio al petto
  • nausea o disturbi addominali
  • sensazione di sbandamento, instabilità, testa leggera, svenimento
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere staccati dal proprio corpo)
  • paura di perdere il controllo o di impazzire
  • paura di morire
  • formicolii o intorpidimenti
  • brividi o vampate di calore

Chi ne soffre può iniziare a temere di rivivere l’attacco di panico stesso, alimentando ansia anticipatoria (paura di aver paura), che diventa fattore scatenante di successivi attacchi e circolo vizioso di mantenimento del problema.

Il disturbo di panico:

E’ caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico seguiti, per almeno un mese, dalla costante preoccupazione di avere un nuovo episodio o delle conseguenze che ne possano derivare (APA, 2014).

L’esordio del Disturbo di Panico avviene con un attacco di panico improvviso e inaspettato, il quale sembra comparire senza che via sia un elemento scatenante; può, infatti, presentarsi in momenti di tranquillità, nel corso di attività quotidiane (al supermercato, in ascensore, in metro, in autobus, ecc) o durante il sonno.

L’intero quadro sintomatologico viene vissuto come un’esperienza drammatica, I pensieri che tipicamente lo accompagnano sono “sto morendo” “sto impazzendo” “sto perdendo il controllo”. Ciò che inizia a temere la persona che lo ha vissuto, è la possibilità che possa ripresentarsi tale esperienza iniziando così a sperimentare una costante preoccupazione (ansia anticipatoria). La tendenza protettiva porta il soggetto a  mettere  in atto una serie di comportamenti, generalmente di evitamento o di rassicurazione (richiesta di una figura protettiva, ansiolitici, evitare luoghi affollti piuttosto che isolati o lontani da casa…), che pian piano vanno ad interferire con la qualità di vita e l’adattamento socio-lavorativo.

Inizialmente tali evitamenti sono circoscritti ai posti in cui si sono scatenati gli attacchi di panico, ma col tempo se non affrontato tendono a generalizzarsi a più situazioni dove potrebbe risultare imbarazzante gestire la crisi o difficile trovare un aiuto immediato.

La Terapia cognitivo-comportamentale, avvalendosi di protocolli standardizzati e riconosciuti, rappresenta uno degli approcci di elezione nel trattamento come indicato dalle linee guida internazionali (Pompoli et al., 2016). Il primo passaggio nell’affrontare il problema è evitare gli evitamenti, attraverso un intervento psico-educativo sulle caratteristiche del disturbo, su come si presenta e cosa contribuisce a mantenerlo. Si lavora poi sull’emozione della paura e sui pensieri disfunzionali. In u secondo momento si contestualizza il problema all’interno della dimensione di vita del soggetto cercando di ricostruire i cambiamenti che possono averlo indotto e su una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento per ridurre la probabilità che si ripresenti in futuro.