Il disturbo di panico:
E’ caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico seguiti, per almeno un mese, dalla costante preoccupazione di avere un nuovo episodio o delle conseguenze che ne possano derivare (APA, 2014).
L’esordio del Disturbo di Panico avviene con un attacco di panico improvviso e inaspettato, il quale sembra comparire senza che via sia un elemento scatenante; può, infatti, presentarsi in momenti di tranquillità, nel corso di attività quotidiane (al supermercato, in ascensore, in metro, in autobus, ecc) o durante il sonno.
L’intero quadro sintomatologico viene vissuto come un’esperienza drammatica, I pensieri che tipicamente lo accompagnano sono “sto morendo” “sto impazzendo” “sto perdendo il controllo”. Ciò che inizia a temere la persona che lo ha vissuto, è la possibilità che possa ripresentarsi tale esperienza iniziando così a sperimentare una costante preoccupazione (ansia anticipatoria). La tendenza protettiva porta il soggetto a mettere in atto una serie di comportamenti, generalmente di evitamento o di rassicurazione (richiesta di una figura protettiva, ansiolitici, evitare luoghi affollti piuttosto che isolati o lontani da casa…), che pian piano vanno ad interferire con la qualità di vita e l’adattamento socio-lavorativo.
Inizialmente tali evitamenti sono circoscritti ai posti in cui si sono scatenati gli attacchi di panico, ma col tempo se non affrontato tendono a generalizzarsi a più situazioni dove potrebbe risultare imbarazzante gestire la crisi o difficile trovare un aiuto immediato.
La Terapia cognitivo-comportamentale, avvalendosi di protocolli standardizzati e riconosciuti, rappresenta uno degli approcci di elezione nel trattamento come indicato dalle linee guida internazionali (Pompoli et al., 2016). Il primo passaggio nell’affrontare il problema è evitare gli evitamenti, attraverso un intervento psico-educativo sulle caratteristiche del disturbo, su come si presenta e cosa contribuisce a mantenerlo. Si lavora poi sull’emozione della paura e sui pensieri disfunzionali. In u secondo momento si contestualizza il problema all’interno della dimensione di vita del soggetto cercando di ricostruire i cambiamenti che possono averlo indotto e su una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento per ridurre la probabilità che si ripresenti in futuro.